I vecchi
Parole e Musica di Jacques Brel
Sempre più silenziosi
e di Gèrard Jouannest,
nell'interpretazione di Duilio Del Prete
Parlano poco i vecchi, soltanto con gli occhi.
Superate le ubbie
Tirano avanti a stento, un cuore solo in due.
Da loro sa di timo, di bucato e di lavanda,
Di parole d'un tempo.
Anche se vive in centro
Vive sempre in provincia
Chi vive troppo a lungo.
A volte hanno un sorriso
Che stona un po' all'accordo del ricordo che fu,
A volte hanno una stilla
Che gli imperla le ciglia ma non piangono più.
E poi tremano un poco ascoltando le fusa
Del pendolo d'argento
Che ticchetta in salotto
E che invecchia con loro
E che dice vi aspetto.
Riposano senza sogni
Fra il pianoforte chiuso e un libro da sfogliare.
La gattina è già morta
E il Moscatello nuovo non li fa più cantare.
Nei gesti troppo rughe si aggirano in un mondo
Che si è troppo ristretto:
Dal letto alla finestra,
Dal letto alla poltrona,
E poi dal letto al letto.
Se van fuori è a braccetto
Vestiti a tutto punto col sole, al funerale
Di qualcuno che sai
Più conciato di lui, più bruttina di lei.
E nel pianto di un'ora non tengono più conto
Il pendolo d'argento
Che in salotto ticchetta
Come a fare le fusa
E a casa li aspetta.
Non è proprio che muoiano:
Raggiungono dormendo un sonno più profondo.
Si tengono per mano
Si tengono e un mattino non si trovano più.
E l'altro resta lì, che sia il buono o il cattivo,
Il saggio o il perdigiorno,
Questo non conta niente.
Uno resta e innocente
Si ritrova all'inferno.
L'avrete vista a volte quella vita piovosa
Senza gioia, così
Come a chiedere scusa d'essere ancora qui,
Rintanarsi lontana dalla festa, da noi,
Dal pendolo d'argento
Che ticchetta in salotto
E continua il suo canto
E le dice “ti aspetto”,
Che in salotto ticchetta
E continua il suo canto
E che intanto ci aspetta.